Voce B.10.a del Conto Economico del Bilancio Civilistico.
Questa voce comprende tutti gli ammortamenti economico-tecnici delle immobilizzazioni immateriali iscrivibili nella classe BI dell’Attivo dello Stato Patrimoniale (brevetti industriali, diritti di concessione, licenze, marchi di fabbrica, spese d’impianto e di ampliamento, spese per studi ricerche ad utilità pluriennale).
Gli ammortamenti rappresentano il consumo nell’esercizio dei beni che vengono utilizzati per più anni .
Ammortizzare significa quindi ripartire (cioè ‘spalmare’) il costo totale di un bene ‘ad utilizzo pluriennale’ su un periodo di tempo superiore al singolo esercizio (di norma, la durata utile del bene).
Le immobilizzazioni immateriali sono definite tali in quanto carenti del requisito della tangibilità. Esse sono costituite da costi che, non esaurendo la loro utilità in un solo
periodo, manifestano i benefici economici lungo un arco temporale di più esercizi.
Nella più ampia accezione di immobilizzazioni immateriali rientrano anche alcune
tipologie di costi che, pur non essendo collegati all’acquisizione o produzione interna
di un bene o di un diritto, non esauriscono la propria utilità nell’esercizio in cui
sono sostenuti:.
Approfondimenti
Le immobilizzazioni immateriali, hanno come caratteristiche comuni:
il requisito della immaterialità;
dell’utilità pluriennale in quanto si tratta di costi che non esauriscono la loro utilità in un solo periodo amministrativo, bensì manifestano i benefici economici lungo un arco temporale di più esercizi. In assenza di un’utilità futura non si può parlare di un’immobilizzazione;
il titolo di proprietà. Così come si è detto per le immobilizzazioni materiali anche quelle immateriali possono essere iscritte in bilancio solamente se sono di proprietà dell’impresa con la conseguenza che non vanno indicate le immobilizzazioni immateriali possedute con qualsiasi forma di godimento diverso dalla proprietà. Il passaggio del titolo di proprietà determina l’inclusione dei beni che costituiscono le immobilizzazioni immateriali nei relativi conti;
l’effettivo sostenimento di costi di acquisizione o realizzazione.
Mentre l’Oic16, che si occupa delle immobilizzazioni materiali, prevede che, nel momento in cui esse sono destinate alla vendita sulla base di una delibera del Consiglio di amministrazione, devono essere indicate in un’apposita voce dell’attivo circolante, nulla è previsto in merito dall’Oic24 relativo alle immobilizzazioni immateriali. Si ritiene che il comportamento corretto sia, anche in questo caso, quello di una loro indicazione in una voce separata dell’attivo circolante.
Le immobilizzazioni immateriali si distinguono in:
costi pluriennali che non si concretizzano nell’acquisizione o produzione interna di beni o diritti (rientrano in questo gruppo i costi di impianto e di ampliamento; i costi di ricerca, di sviluppo e di pubblicità, ecc.). Si tratta di costi con caratteristiche meno delineabili rispetto ai beni materiali;
l’avviamento;
i beni immateriali (come i diritti di brevetto industriale e i diritti di utilizzazione delle opere dell’ingegno, le concessioni, le licenze, i marchi e i diritti simili). Essi hanno una loro individualità ed identificabilità e sono diritti giuridicamente tutelati. L’impresa può sfruttare in modo esclusivo, per un certo periodo di tempo, i benefici futuri attesi da tali beni.
i costi interni ed esterni sostenuti per beni immateriali in corso di produzione o di acquisto, compresi i relativi acconti.
Secondo quanto prevede l’Oic24, i beni immateriali oggetto di tutela giuridica e l’avviamento, devono essere obbligatoriamente iscritti tra le immobilizzazioni immateriali, invece i costi pluriennali possono essere iscritti tra le immobilizzazioni materiale, ma non esiste un preciso obbligo in capo agli amministratori. Questo significa che le spese di impianto e di ampliamento, le spese di ricerca e sviluppo e le spese di pubblicità, ecc.., la cui utilità si protrae oltre l’esercizio, possono essere iscritte indifferentemente tra le immobilizzazioni o tra i componenti negativi di reddito. Nel primo caso essi concorrono a formare il reddito dell’esercizio attraverso il calcolo delle quote di ammortamento, nel secondo caso essi concorrono interamente a formare il reddito del periodo in cui sono stati sostenuti.
I costi di ricerca, di sviluppo, di pubblicità, ecc.., la cui utilità non si protrae per più esercizi, devono essere iscritti tra i componenti negativi di reddito dell’esercizio in cui sono stati sostenuti. Se, negli esercizi successivi, si dovesse evidenziare che i costi presentavano il requisito dell’utilità pluriennale, essi non possono essere ripresi e capitalizzati.
I beni immateriali non possono essere iscritti tra le immobilizzazioni se sono acquisiti a titolo gratuito.